PERUGIA – Premessa: un giovane sportivo di 17 anni, fino a prova contraria, ha le stesse possibilità di essere contagiato di un compagno di squadra che ha 18, 20 o 30 anni. L’assurdo però è che secondo la regione i minorenni non possono allenarsi, ma secondo il Governo e le disposizioni dell’ultimo DPCM, possono comunque scendere regolarmente in campo nelle partite di un campionato di interesse nazionale.

Con l’ultima ordinanza n° 69 della Regione Umbria infatti viene sospeso “limitatamente agli atleti di età inferiore ai 18 anni che militano nelle società e nelle associazioni dilettantistiche e amatoriali degli sport di squadra e di contatto come individuati con provvedimento del Ministro dello Sport del 13 ottobre 2020, lo svolgimento degli allenamenti e preparazione atletica anche in forma individuale”.

La Regione Umbria quindi adotta misure restrittive rispetto al DPCM che non fa distinzione tra atleti maggiorenni e minorenni ed autorizza gli allenamenti (in base ai protocolli federali) solo per le squadre che prendono parte ai campionati di interesse nazionale.

Ora il provvedimento adottato dalla Presidente della regione Donatella Tesei ha si fermato l’intera attività dei settori giovanili umbri delle società dilettantistiche, ma in linea di massima impedisce anche agli atleti e alle atlete minorenni che fanno parte delle prime squadre che prendono parte ai campionati nazionali di potersi allenare. Dal calcio (serie C femminile e serie D maschile) alla pallavolo (Serie A e B) passando per il calcio a 5 i casi di giocatori minorenni costretti a rimanere a casa durante la settimana sono diversi.

Le società però viste le disposizioni sia regionali sia governative possono tranquillamente convocare e mandare in campo gli atleti minorenni nelle partite dei rispettivi campionati di interesse nazionale.

È chiaro però che senza l’allenamento è difficile garantire una buona prestazione per poter contribuire al meglio alla vittoria della squadra e quindi sarebbe opportuna una deroga alle disposizione regionali per consentire agli atleti minorenni che militano in squadre che prendono parte ai campionati nazionali di potersi allenare con i compagni.

 











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