ROMA – I dati della pandemia non accennano a diminuire, il numero dei decessi rimane preoccupante, negozi, bar e ristoranti sono chiusi, gli studenti non vanno a scuola, teatri e musei chiusi: in linea di massima in un momento così difficile vige la regola dello “strettamente indispensabile”, ma soprattutto dell’agire in massima sicurezza.

Effettivamente sul fronte sportivo le cose erano iniziate bene perché con il concetto di evento sportivo di “interesse nazionale” erano stati autorizzati solo i campionati professionistici o semiprofessionistici con l’applicazione di rigidissimi protocolli sanitari che però come è stato possibile constatare in più occasioni non hanno evitato il contagio.

Le federazioni sportive ed il Coni però si sono fatte prendere la mano ed il concetto di eventi sportivi di “interesse nazionale” è stato notevolmente ampliato inserendo competizioni e campionati di basso livello (non giovanili), che oggettivamente potevano essere direttamente rinviati alla prossima stagione.

È il caso della Fipav nazionale che per permette di riprendere l’attività anche alle squadre di I e II Divisione ha “aggirato” comunque nel rispetto delle normative la regola di competizioni e campionati di “interesse nazionale”, organizzando una improbabile Coppa Italia di Divisione Nazionale maschile e femminile, che naturalmente prevede una fase di qualificazione regionale.

Una iniziativa che forse poteva essere evitata al fine di ridurre al minimo il rischio contagio, ma che la stessa federazione si è trovata quasi obbligata ad attivare perché inspiegabilmente il Coni già da un po’ di tempo ha autorizzato lo svolgimento dei campionati organizzati dagli enti di promozione sportiva come ad esempio Uisp o Csi, campionati amatoriali aperti ad atleti, over assolutamente non “strettamente indispensabili”.

È innegabile che il rischio contagio è presente anche nel contesto di una squadra di pallavolo e la dimostrazione è arrivata dai massimi campionati con continui rinvii di partite, per non parlare della serie B. Nei tornei minori diventa ancora più alto perché il problema principale riguarda i controlli sanitari: è chiaro che le piccole società non sono strutturate come quelle di serie A e far rispettare i protocolli diventa estremamente difficile.

Nonostante ciò anche le squadre umbre di I e II divisione avranno la possibilità di iscriversi alla Coppa Italia Nazionale entro il 12 aprile.

 











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