SPOLETO (di Pato) – Nonostante a 35 anni molti continuino a giocare, lui ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo: trenta stagioni corse dietro ad un pallone le ha ritenute troppe Simone Fedeli.
“Maturare questa decisione non è stato facile, ma un po’ di stanchezza complessiva c’era. E non nascondo che, a questa scelta, ha contribuito l’opportunità che mi è stata proposta dalla Clitunno Ducato di entrare nello staff tecnico”.
Eh sì, perché Fedeli, tre anni fa, ha conseguito la licenza D che gli permetterebbe di allenare fino all’Eccellenza. “Il mio percorso è quello sicuramente e ho già fatto qualche esperienza nel settore giovanile della Ducato: la telefonata di Fausto Ricci ha solamente accelerato il tutto”.
Ricci, sicuramente uno che ha segnato la carriera di calciatore di Fedeli. “Il 2017-2018 è stato indimenticabile per quella Ducato con vittoria della Coppa e promozione in Eccellenza nello spareggio del Blasone con l’Ellera, deciso dalla doppietta di Alessandro Tomassoni su punizione”.
E il Blasone è stato il palcoscenico del Fedeli calciatore professionista, dove ha giocato la partita più importante. “Sicuramente Foligno-Foggia del gennaio 2011 in serie C1. Passò in vantaggio la squadra di Zeman con Insigne; pareggiai io, subentrato all’intervallo, e poi vincemmo su rigore. Il ricordo più bello della mia carriera”.
Ma non dimentica nemmeno l’esperienza alla Samp, con cui mise in bacheca la Supercoppa Primavera all’esordio contro l’Atalanta nell’ottobre 2008. “Peccato che, dopo poche partite, mi infortunai gravemente al ginocchio, compromettendo quella stagione”.
Maledette ginocchia di cristallo, con l’altro infortunio che interruppe anche l’esperienza al Foligno. “Quella seconda rottura mi obbligò a vedere il calcio sotto un’altra prospettiva; nonostante la grandissima stagione in un palcoscenico importante come la Samb che mi avrebbe potuto aprire altre possibilità, ho preferito stare più vicino a casa ed alla famiglia che mi ero creato. Così ho cominciato a vivere lo sport più per passione che per altro ed a scegliere ambienti in cui conoscevo già società e giocatori: così sono venuti fuori tre anni alla Ducato e sei alla Vis Foligno, prima di chiudere con La Castellana”.
E ora si passa dall’altra parte… “Un po’ mi preoccupa questo passaggio, perché mi rendo conto di avere tutto da imparare. Ma essere il vice di un mister preparato come Ricci faciliterà le cose”. Cosa porta Fedeli dal campo alla panchina? “Mi piacerebbe aiutare i giocatori a capire quanto è importante essere sereni e tranquilli per migliorare la prestazione”. Perché il calcio è una malattia e non si riesce a troncare di netto. “Grazie veramente al mister e a tutta la società Clitunno Ducato per avermi concesso l’opportunità di un nuovo inizio”.