BUDAPEST – C’era anche un po’ di Foligno nel nuovissimo stadio National Athletics Centre di Budapest a fare il tifo per Gianmarco “Gimbo” Tamberi nella finale di salto in alto che ha visto trionfare l’anconetano laureatosi campione del mondo.

Il direttore tecnico dell’Atletica Winner Foligno, Fabio Pantalla, era in tribuna a due passi dallo staff dell’atleta campione olimpico ed europeo e ha praticamente festeggiato con loro la medaglia d’oro conquistata dal formidabile atleta marchigiano classe 1992.

Pantalla è finito al centro di numerose inquadrature televisive ed in tanti, da Foligno, lo hanno riconosciuto. Lui, poi, ha raccontato praticamente in diretta, con alcuni scatti pubblicati via social, tutta l’emozione di una serata storica per lo sport italiano e mondiale. “Io c’ero – ha scritto – Grazie Gimbo“.

Ma come è stato vivere così da vicino una esperienza del genere? “E’ qualcosa di magico – racconta Pantalla prima di prendere il volo dall’aeroporto di Budapest – Io nel 2009 ho assistito al record mondiale di Bolt sui 100 metri a Berlino, ma stavolta è stato diverso perché c’era Tamberi”.

In realtà Pantalla sperava di veder trionfare anche un altro atleta di spicco nostrano: “Siamo arrivati domenica e avevamo preso già 3 mesi fa i biglietti per domenica, lunedì e martedì sperando in una grande prestazione e in una medaglia di Marcell Jacobs, ma purtroppo così non è stato“.

Martedì sera, invece, la musica è cambiata e Pantalla ha vissuto in prima persona un trionfo straordinario: “Siamo riusciti ad entrare nel settore vicino alla pedana del salto in alto dove c’erano i tecnici, i familiari i tifosi più stretti di Tamberi  – prosegue – Come è vedere Tamberi dal vivo? Completamente diverso da come lo si può vedere a casa in tv. Lui è diverso da tutti gli altri atleti perché è un uomo spettacolo. Appena entrato allo stadio si è avvertita un’atmosfera diversa perché già prima di iniziare il riscaldamento ha cercato subito di attirare su di sé l’attenzione del  pubblico. Questo può sembrare un atteggiamento da spaccone, ma chi lo conosce bene sa che lui cerca questo per mettere dentro di sé più adrenalina possibile. E’ questa la sua benzina che gli permette di fare la differenza rispetto agli altri“.

E la finale? “Dal vivo ho percepito che lui è stato molto intelligente a gestire l’atmosfera – spiega Pantalla – Nei primi salti non ha cercato la clap (battito di mani ritmato del pubblico), ma l’ha cercata in maniera graduale, dai 2.29 metri fino ai 2.36 quando ha fatto alzare tutto lo stadio ad applaudirlo nonostante fosse in corso, in contemporanea, la finale dei 1500. E’ stata una mossa studiata e intelligente“.

Da quel momento è scattata una vera e propria apoteosi che Pantalla difficilmente dimenticherà: “Dopo il primo 2.36 ci aspettavamo già una medaglia sicura e quando l’americano Harrison, invece di chiamare la clap, ha chiesto il silenzio abbiamo capito che non aveva più energie fisiche e mentali per strappare l’oro a Gimbo. Al suo terzo errore è scattata la festa di Tamberi e anche lì la sua reazione è stata diversa da tutti perché è stato l’unico a scavalcare i cartelloni per venire in mezzo al pubblico. Noi non avevamo una posizione particolare, è lui che è venuto in mezzo a noi e alla sua gente. E’ stato molto bello il bacio che ha dato alla moglie Chiara. Le aveva promesso la medaglia d’oro come regalo di compleanno e gliel’ha messa subito al collo. Molto particolare è stato anche l’abbraccio col suo team. E’ stata una festa a cui hanno partecipato tutti, anche i tifosi esteri e i rivali come Barshim che ha portato pure suo figlio. E ora stiamo già pensando ai biglietti delle Olimpiadi di Parigi 2024...”











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