VALLE UMBRA – L’ospite della puntata 6 di Penalty, la rubrica di Gabriele Mela è uno che ha avuto la fortuna di stare vicino a Mister Marcello Pasquino e che a Spoleto ha scritto la storia. Lo ricordano bene anche a Foligno perché più di recente ha vinto tutti i derby di serie D sulla panchina del Cannara.

Ciao Calciofili ! Bentrovati a “Penalty”, quest’oggi saremo in compagnia di … vi ci facciamo arrivare con degli indizi. Il cognome è uguale al nome di una antichissima città egiziana, famosa per la Biblioteca Reale la più grande e ricca del Mondo Antico. Il nome invece conobbe una stabile diffusione negli ambienti cristiani già dal IV Secolo grazie alla devozione verso un Santo. E più in là con gli anni ed i secoli prese importanza perché venne attribuito a molti personaggi di valenza vedi il pittore Canova, il politico e filosofo Gramsci, l’attore Banderas … ancora non ci siete arrivati? Magari ce l’avete sulla punta della lingua ? Allenatore quarantaduenne, calabrese purosangue ma umbro d’adozione, co-fautore insieme all’indimenticabile Marcello Pasquino del miracolo Fortis Spoleto, contribuente attivo del miracolo salvezza della Subasio, fiero condottiero del biennio d’oro cannarese. Cari lettori, vi presentiamo Mister Antonio Alessandria. Cercate un “ammazza-noia”? Eccovi le nostre domande con le sue risposte.

 

Benvenuto a “Penalty” Mister, grazie per esserti reso disponile per l’intervista. Veniamo a noi… mettiamo in moto la memoria a breve termine. Nella stagione scorsa sei subentrato nel Lornano Badesse (Serie D-Girone E) ed inanellando svariati risultati positivi siete arrivati a 2 punti dai Play Off. È stata la calma ? È stato il coraggio ? È stata l’empatia? È stata l’esperienza ? In parole povere, in quelle situazioni di “Subentrante” cos’è che ti fa compiere certe rimonte ? O magari é il semplice desiderio che si ha di allenare stando fermo da iniziò stagione?
Per me uno non prescinde l’altro dei punti che mi hai posto. Si ha comunque una motivazione in più nel subentrare . Per uno come me poi che  di carattere ci mette tutto quel che ha in entusiasmo e passione. Ci sono diverse componenti per raggiungere una serie di risultati positivi come quelli che mi hai posto. Magari con variabili percentuali ma sicuramente con calma e con coraggio per osare a fare scelte importanti. È importante anche creare un rapporto empatico con la squadra che si eredita. E anche vero che la stagione scorsa avevo un buon organico che fin dalle prime settimane ha iniziato a capire la mia mentalità ed il mio modo di intendere il calcio.

L’atteggiamento di molte squadre nei vari campionati italiani è cambiato negli ultimi anni. Vogliono di più la palla, pressano di più. Ti sembra che stia cambiando anche il modo di pressare? Prima il pressing era sempre difensivo, orientato a distruggere il gioco avversario, mai offensivo, orientato alla riconquista del pallone per andare a fare gol.
Storicamente in Italia siamo stati sempre una nazione (calcistica) dove si curava molto la fase difensiva. Lavorando prevalentemente per difendersi e ripartire in contropiede. Ora ad esempio ci sono diverse correnti di pensiero, tutte rispettabilissime ma, per come intendo il calcio, preferisco andare a pressare alto con i primi “difensori”della mia squadra ossia gli attaccanti. Ma che nn si difendano tutti dietro la linea della palla ma che siano loro ad andare a conquistare il possesso palla sulla transizione della fase di non possesso. In più sostengo anche che, se la mia squadra pressa alta nella metà campo avversaria, abbiamo più possibilità di andare in zona goal. Come il fatto di giocare la partita uomo contro uomo, le mie squadre lo fanno come molte altre squadre che ho visto.

Secondo gli esperti la Numerologia attribuisce ai numeri non solo un valore meramente quantitativo e matematico, ma anche soprattutto una qualità, mettendoli in relazione con aspetti della natura e degli esseri umani. In poche parole ti dice niente il n.14 ? É di una qualità immensa e sopraffina, di un colore “orange”. Si esatto, era il numero di maglia di Johan Cruijff il “Profeta del Goal”. Ordunque tra tutte le tue esperienze in panchina chi è o chi è stato il calciatore denominato o da denominare “Profeta”?
Nel corso degli anni non ho mai avuto un singolo giocatore denominato “Profeta”. Ho sempre notato di più il lato umano e non quello meramente tecnico. Anche se le due cose vanno di pari passo. A Cannara ho avuto un ottimo feeling ad esempio con i vari Moracci, Lori, Mattia, Bazzoffia, Augusto Ferreira che hanno sposato la mia mentalità facendola anche un po’ loro. Un altro è stato Marchetti storico capitano del Bastia con me alla Subasio oppure Paparusso con me l’anno scorso a Badesse e quest’anno al Città di Castello, Manganelli sempre col Badesse. Ma sopratutto nel biennio del Cannara c’è stato un gran feeling con un po’ tutti. Basti pensare a Leonardo Ubaldi che si ritrovó poi con il contratto da professionista col Pisa in B. Un altro è stato Contini ex difensore della Ternana ai tempi in cui facevo l’Allenatore in Seconda proprio a Terni in B e con Ledesma pure. Un leader silenzioso sempre con le parole giuste al momento giusto, un punto di riferimento per la società.

Dan Peterson ! Signore e Signori ! Avete letto bene. Celeberrimo Coach di un Basket che forse non c’è più, si proprio lui che faceva la pubblicità dell’ IceThe, famoso per la sua esclamazione “Fe-no-me-na-le” ma, nel nostro caso famoso per la frase:
“Il lavoro dell’allenatore è quello di vendere il suo prodotto, il suo stile, convincendo i giocatori a comprare ciò che lui vende, la sua mentalità, le sue indicazioni”.
Basandoti sul tuo prodotto calcistico, quanto c’è di vero in questa frase ?
Di questa frase tutto è vero. Io penso che prima di essere un “venditore” bisogna essere una persona che instaura un rapporto empatico con la squadra. Ovvero si deve avere un atteggiamento autorevole, la squadra deve riconoscere nell’allenatore quella persona che da delle indicazioni giuste in maniera imparziale con tutti. Anche perché se l’allenatore non è supportato dalla squadra non raggiungerà mai gli obiettivi prefissati. Mi viene in mente la seconda stagione cannarese in D, dove con una squadra partita per salvarsi tranquillamente, abbiamo toccato pure con mano il primato in classifica per alcune giornate al cospetto di una squadra come il Siena di Mister Gilardino. Per fare un riassunto, la 1^ stagione cannarese si è pubblicizzato un “Prodotto” per poi venderlo la stagione successiva con il massimo del fatturato per così dire. Basti pensare alla vittoria del progetto “Giovani di valore” della Serie D, Orazzo 2002 ceduto nei Professionisti, Ubaldi 1999 capocannoniere della squadra con 15 gol venduto in B, Fofana 2002 ceduto in serie B ellenica più i 47 punti ottenuti. Meglio di così …

2001 Odissea nell’…Acqua : Il Maestro di Sport Sandro Campagna (attuale Tecnico del Settebello) subentra a Ratko Rudic (un icona della Pallanuoto mondiale, per rendere l’idea lo accostiamo a Sir Alex Ferguson, o Phil Jackson nel basket Nba) alla guida della Nazionale Italiana di Pallanuoto.
A distanza di anni, leggendo  un’intervista proprio di Campagna mi è rimasta impressa la seguente citazione “L’allenatore è (anche) un ombrello, sotto il quale devono starci tutti durante le burrasche, e magari solo uno dei ragazzi quando fuori c’è una pioggerellina leggera.
È il primo responsabile e l’ultimo a salire sul podio nelle premiazioni.”
Mister quanto ti ci rivedi in questa citazione?
Condivido questa similitudine, perché l’allenatore deve essere abituato a prendersi delle responsabilità, sia quando deve fare delle scelte sia quando deve difendere il gruppo squadra. Nel mio modo di pensare, qualche ragazzo da me allenato lo può testimoniare, ho sempre protetto la squadra o il singolo giocatore qualora si fossero verificati dei momenti particolari o delle criticità nei confronti della squadra o del singolo. Ironizzando, dico che basta non fare come Schettino che è stato il primo a mettersi in salvo nel disastro della CostaConcordia piuttosto che abbandonare per ultimo la nave.

Nelson Mandela prima di ricevere il Premio Nobel per la Pace disse:
“Il ricordo è il tessuto della nostra identità”, tradotto in calciofilese : Nel biennio aureo del Cannara in Serie D, cosa ti è rimasto dentro ? Qual’ è il ricordo che rafforza o conferma la tua identità calcistica?
Di primo acchitto un ricordo molto positivo c’è l’ho del Patron Antonio Baldaccini che mi diede un opportunità importante. Sarò sempre grato alla sua persona. Ricordo che in uno dei nostri primi colloqui (ce ne furono parecchi in quel biennio) lui mi disse una frase che poi feci mia e che tutt’ora in alcuni casi la uso : “bisogna sempre ragionare con la mentalità del nunero 2” perché una volta che tu ragioni con la mentalità del numero 1 e sai di essere il migliore, tendi a sederti  ad adagiarti. Invece il numero 2 ha sempre l’ambizione e di conseguenza lavora alacremente per diventare n.1. In quel biennio questa sua massima filosofica abbiamo provato a riportala in campo. Un altro ricordo riguarda però l’esperienza alla Subasio.  In Eccellenza subentrai  da ultimo e facendo un grande girone di ritorno ci salvammo, vincemmo la classifica sulla valorizzazione dei giovani ed ottenemmo una media punti superiore addirittura al Foligno campione. Partendo da 0 punti al momento del mio arrivo ad Ottobre.

Vedi Mister, mentre parliamo mi viene in mente quest’estate. Osservavo l’ItalVolley alzare la Coppa del Mondo sopra il cielo polacco. Tu pensa é stato il team più giovane in competizione con i soli 24 anni di media. Ma perché in Umbria come in tutta Italia, bene o male, tarda ad arrivare il famoso “ricambio generazionale”? Perché non si ha tanta fiducia e tanta pazienza nel far giocare i giovani ?Perché non si riesce a scavallare questo ostacolo autolesionistico?
É un discorso molto ampio, ci vorrebbero molte puntate di “Penalty” per affrontarlo (ride). Penso che nei settori giovanili professionistici e non si debba fare una sorta di selezione. Mi spiego meglio : città con un buon bacino tipo Foligno, Città di Castello ecc ecc … hanno tante società di settore giovanile. E a livello qualitativo c’è una sorte di dispersione, quindi se uno riuscisse a convogliare i 3-4 ragazzi qualitativamente validi di questa società con altri 3-4 di quell’altra e via dicendo ci sarebbe un livello qualitativo alto ed omogeneo. In modo tale da avere più ragazzi, qualitativamente validi che possono ambire a palcoscenici maggiori, anziché averne uno di ragazzo che ti esce fuori ogni 4-5 anni. E vero che questo problema magari è anche dato dal fatto di avere una mentalità molto radicata e difficile da cambiare nel tempo. In secondo piano poi c è pure la politica della società su come lavorare, e noi Allenatori che dobbiamo avere un po’ più di coraggio nel far giocare i giovani. Anche se nelle mie esperienze non ho mai badato tanto all’età. Alla Subasio avevo solo 4 over e una squadra imbottita di ragazzi, idem a Cannara oppure l’anno scorso subentrai a Badesse a 3 ore dalla chiusura delle liste, allenai ovviamente quel che avevo a disposizione e nell’arco della stagione mi ricordo che feci giocare più volte il quinto under,un 2002 , al posto di un over perché in quel momento vedendo anche come si allenava, quel ragazza mi dava più garanzie.

Rai 3. Primi anni 2000. Spesso in seconda serata andava in onda “Sfide” con il bellissimo brano “Heroes” del Duca Bianco alias David Bowie come sigla iniziale. Ed e per questo che mi viene in mente la Serie D. Stagione Sportiva 2005/06. Nonostante l’emorragia economica societaria, siete riusciti nell’impresa, di far leggere la vostra targa a tutte le avversarie del girone sfidandole senza timore. Il fautore che riuscì a portare lo Spoleto e la Spoleto Città lassù dove nidificano le Aquile porta il nome del compianto Mister Marcello Pasquino . Che sfida è stata ? A dir poco incredibile presumo. Tu ne eri l’Allenatore in Seconda, quanto ti è servito stargli vicino? Quanto ha influito Mister Pasquino con i suoi modi spartani ma diretti di gestione, con la sua mentalità calcistica, nel tuo modo di pensare e fare calcio?
Inizio col dire che è stato il mio battesimo da Allenatore visto che conseguii il patentino proprio in quell’anno. Iniziai da Vice di Mister Marcello Pasquino, una persona a cui devo molto, essendo stata la prima persona a credere in me. Ero istruttore nel Settore Giovanile del Perugia, e giovane laureato in Scienze Motorie. Conoscevo Mister Pasquino perché aveva allenato il Castrovillari la squadra della mia città (ero un giovanotto diciottenne aggregato in 1^ squadra). A distanza di anni ci incontrammo casualmente ad assistere ad un allenamento del Perugia di Mister Colantuono. Mi disse che voleva tornare in Umbria e dopo un po’ ci fu la chiamata dello Spoleto in cui mi volle a suo fianco per l’appunto come Vice. Accettai subito perché avevo una grande stima di lui sapendo poi che aveva allenato in piazze molto importanti come Taranto, Matera, Potenza, Cosenza, Catanzaro … Fu una stagione difficile, travagliata ma ci fu anche una grande unità di intenti difatti nonostante i problemi societari riuscimmo a vincere il campionato. Tra me e Mister Pasquino c’era molta affinità, a volte bastava uno sguardo per capirsi al volo. L’Alessandria Allenatore di ora è dovuto anche a molte cose sue, i principi di gioco, pressing alto, pressing organizzato per la riconquista della palla, sono concetti presi da lui e che tuttora appunto cerco di trasmetterli alle squadre che alleno. Essendo tutti e 2 insegnati di educazione fisica lui mi diceva spesso che questa cosa avrebbe aiutato l’allenatore, perché avendo avuto nozioni di psicologia e pedagogia e siccome il calcio è uno sport di situazione, alle volte le situazioni le crei anche trasmettendo positività e sicurezza alle squadre. Lui Mister negli anni 90 era già un Allenatore moderno.

Correggimi se sbaglio: nelle ultime stagioni hai sempre avuto una voce in capitolo nei trasferimenti e tesseramenti di calciatori. Anche quest’anno a Città di Castello dopo le dimissioni del Ds Vagaggini, ti sei trovato a gestire queste situazioni. Nella creazione della rosa la tua società, come molte altre del resto, si avvale del lavoro di Agenti, Osservatori e via dicendo … che importanza hanno per te queste figure? Sono “dannose” come in tanti pensano (vedi i dibattiti in Tv sulle commissioni e sul potere di Agenti di Serie A) ? O è solo un luogo comune riguardante solo pochi soggetti?
Sarò chiaro : sono un Allenatore e mi piace fare l’Allenatore. È vero mi è capitato e mi sta capitando di “gestire” la fase del mercato e comunque di avere voce in capitolo in questo. E anche vero che se mi viene chiesto dalla società di seguire questo aspetto non mi tiro indietro. Detto questo ti dico che non bisogna generalizzare, perché i procuratori, direttori, osservatori, agenti ecc ecc … fanno parte di un sistema, sono tutti importanti purché tutte le cose vengano fatte nel massimo della professionalità e del rispetto dell’etica del ruolo. Per l’aspetto positivo i procuratori sono importanti e fondamentali. Perché se un procuratore è bravo ti può trovare anche soluzioni importanti o soluzioni alternative al tempo stesso importanti. Come al tempo stesso ci sono bravi direttori sportivi che oltre ad occuparsi di mercato sono bravi anche nella gestione del quotidiano, nella gestione organizzativa e disciplinare. Sempre facendo riferimento all’anno scorso, arrivando a mercato fatto con il cambio di Ds avvenuto prima del mio arrivo, non c’era da fare per fortuna mercato, e di conseguenza col Ds che era una persona squisita, del posto e uomo della società, gestí quei 3 mesi con il da farsi quotidiano. Credo sia la normalità nell’ avere sinergia con il proprio Ds, anche nell’interagire con lui e la società nella scelta dei giocatori anche sei si hanno diversità di idee calcistiche riguardanti determinate caratteristiche dei giocatori che si cercano.

Siamo arrivati Mister, manca poco, ultima domanda prima del Penalty. Qual’è secondo te, prendendo spunto dalle tue esperienze in categorie giovanili e senior, il miglior modo per approcciare nella giusta maniera una/la partita ? Qual’e il lavoro psicologico per un approccio positivo?
L’approccio alla partita secondo me non è finalizzato al giorno prima o al giorno stesso della gara. Approcci in modo diverso dal primo giorno della settimana ovvero il martedì. Detto questo l’approccio dipende anche dall’Allenatore come parla, le parole che dice, il tono di voce che usa, come gesticola mente comunica e via dicendo. Noi Allenatori comunichiamo sempre, è stato anche motivo di discussine col Professore di Comunicazione a Coverciano mentre mi preparavo per l’esame Uefa A. Perché noi Allenatori usiamo dei codici comunicativi, da come andiamo vestiti, da cosa diciamo a quello che facciamo è via dicendo … diamo un input. Un giocatore per rendere al 100% quando va in campo deve sapere tutto, quando ha la palla, dove andarsi a riconquistare palla, deve stare bene fisicamente (di solito é merito dei Preparatori Atletici), allo stesso tempo deve esserci quella componente motivazionale che ti spinge a renderti consapevole e molto sicuro dei propri mezzi, perché sai che arrivi all’incontro domenicale preparato un po’ in tutte le “materie”. In genere un allenatore deve essere una persona equilibrata a 360*. Nei settori giovanili di allenatori giovani, preparati e comunicativi ce ne sono tanti.

Undici metri. É la distanza che separa gloria e disperazione. Una vita: è la vita di quelli che hanno fallito, segnato o che non ci hanno neanche provato. É la vita di quelli che ci stanno provando e stanno emergendo piano piano.
E’ un duello con la propria psicologia: mistica consapevolezza di dover gestire il proprio destino, controllare il battito del cuore e prendere una decisione, come l’Allenatore che decide il quintetto di tiratori per la finale del mondiale.
Quel momento, che precede la battuta del Penalty, rende più terreno qualsiasi campione o in questo caso qualsiasi Allenatore. Sei lì Mister…ad una rincorsa dal Paradiso o dall’Inferno. Con questo Penalty (magari segnato) cosa cambieresti della tua carriera ? Cosa non rifaresti ? Oppure cosa vorresti proporre in futuro ? O magari Cosa ti piacerebbe realizzare?
Cosa non rifarei … ormai il passato è passato, sicuramente dopo la salvezza di Terni rinunciai, per motivi strettamente personali, ad andare a fare il Vice a Fabio Liverani a Lecce in Serie C. Se penso che chi prese il mio posto si ritrovò dopo 2 anni a debuttare in Lecce-Juve… dico tutto no (ride)? Da quel punto di vista non ho rimpianti perché ho deciso di percorrere un percorso personale partendo dall’Eccellenza. Per il futuro credo sia normale che un Allenatore quarantaduenne abbia l’ambizione di giocarsi una chance nei professionisti, quindi batto questo pesante Penalty facendo 3 bei respiri profondi, prendendo una bella rincorsa, cercando di angolarlo il più possibile affinché il pallone vada in rete … di una porta in uno Stadio di Serie C.

 

Grazie Mister per la piacevole chiacchierata. In bocca al lupo per il proseguo della stagione. Amici, speriamo che vi sia piaciuta anche a voi la puntata odierna, ci fa piacere riscontrare molto interesse in ogni episodio ed è anche per questo che vi rinnoviamo l’invito per la puntata n.7 di Mercoledì 21 Dicembre. Ciao Calciofili !

 











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