SPOLETO (di Riccardo Elia) –  Siamo arrivati al termine di una lunghissima, ma altrettanto avvincente, stagione calcistica nel campionato di Promozione, in particolare nel girone B.

Un girone che come capitolo finale, ci ha regalato la quarta sfida stagionale tra Foligno e Spoleto, nel palcoscenico forse più importante, quello della finale Playoff, che ha visto la squadra della Città del Festival imporsi in casa dei cugini per la seconda volta quest’anno, dopo un’astinenza di vittorie che ai blocchi di partenza del campionato durava da 50 anni.

Uno dei principali artefici di questo successo, che ha permesso allo Spoleto di accedere al campionato di Eccellenza della prossima stagione, è mister Alessandro Cavalli (foto Pomponi), con il quale abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata, per realizzare un’intervista che ci racconti la stagione dal suo, preziosissimo, punto di vista.

Per farlo, abbiamo deciso di riavvolgere il nastro, tornando a una data specifica:l’8 Giugno 2024, che con il senno di poi si rivelerà simbolica o quantomeno significativa per la cavalcata biancorossa.

L’8 Giugno di un anno fa, lo Spoleto presenta i due neo-acquisti, fortemente voluti e già avuti in esperienze diverse dal suo allenatore: Marco Donati e Moreno Agostini.

In quell’occasione Alessandro Cavalli, si concede in una videointervista, proprio alla nostra testata, dicendosi orgoglioso del suo ritorno in biancorosso; si perché, come tutti sapete, l’allenatore ternano aveva già allenato lo Spoleto nella stagione 2018/19, regalandosi, oltre che un bel campionato in generale, proprio un derby vinto contro il Foligno al “Mercatelli”.

Il paragone tra le due esperienze, allora, pure se difficile da fare, non poteva che essere la nostra prima domanda; a cui il mister ha risposto così:

“La stagione 18/19 io la considero una stagione più che positiva: siamo stati primi fino alla terza giornata di ritorno, per non parlare del derby vinto contro un Foligno altrettanto forte. Quella di quest’anno però non è paragonabile perché quando c’entri un obiettivo come questo, quando vinci un campionato, dalla Terza Categoria alla Serie A rimane scritto”.

I traguardi vanno anche contestualizzati poi e questo giustamente, per il mister, aggiunge valore a quanto fatto dai suoi ragazzi:

“Sono arrivato in una società che veniva da una retrocessione, risalire subito non era semplice già per questo; poi è stata una stagione intensa: nel girone d’andata abbiamo tenuto un passo, che non so se lo Spoleto ha mai avuto nella sua storia e di questo devo dare grande merito ai ragazzi, hanno realizzato 40 punti su 45 nel girone d’andata ed è una cosa straordinaria. Nella seconda parte di stagione ci siamo un po’ complicati la vita, ma dietro ci sono tanti motivi: qualche infortunio e qualche squalifica di troppo”.

In effetti il girone di ritorno dello Spoleto non era iniziato nel migliore dei modi, specie se relazionato a quanto fatto in quello d’andata, ma il mister ci tiene a specificare che è orgoglioso dell’intera stagione della sua squadra e che, anche quando non sempre nell’ambiente si respirava entusiasmo, non ha mai perso fiducia e vibrazioni positive:

“La partita di San Gemini (15esima di campionato), ci ha complicato le cose, è normale, sono arrivate tre espulsioni valse a chi una, a chi tre, a chi addirittura 5 giornate. Di certo, questo non mi serve come giustificazione, perché so che se il girone di ritorno appare peggiore del girone d’andata, è perché la prima parte di stagione è stata fuori dal normale in positivo e perché le squadre con cui abbiamo lottato sono di assoluto valore e hanno pistato più di noi in quella parte di stagione; questo però non deve  svalutare il capolavoro dei giocatori dello Spoleto, che per dare una dimensione di quanto fatto, hanno avuto una media di 2.25 punti a partita in campionato”.

E sulla disamina del campionato prosegue, sottolineando ancora una volta, quanto a fare la differenza siano stati i valori assoluti dei suoi giocatori: il lato umano oltre ovviamente al livello espresso in campo:

“Qualcuno potrà pensare che sia facile parlare ora, dopo che abbiamo vinto, ma io durante l’anno non ho mai parlato perché ho sempre accettato, sin da subito, il fatto che in una piazza come Spoleto le aspettative siano alte e che dopo un inizio come il nostro, lo fossero ancora di più. La squadra poi, mi ha sempre dato certezze, sapevo che con quei ragazzi, mi sarei potuto giocare i Playoff contro chiunque, per valori tecnici, ma anche per le personalità importanti che avevo a disposizione. Il rango della squadra era alto e lo sapevo”.

Partire con la nostra intervista da quell’8 giugno, non è stata di certo una scelta casuale. Nella succitata intervista Cavalli ringraziava infatti l’Olympia Thyrus, per non aver ostacolato la trattativa che, proprio in quel giorno, portava Moreno Agostini (che aveva già avuto proprio nella squadra di Terni) alla presentazione in maglia biancorossa. Avendo ancora negli occhi la dolcissima punizione calciata dal centrocampista dello Spoleto, fortemente voluto da Cavalli nella sua rosa; quel ringraziamento assume le sembianze di una sorta di previsione, un presentimento, che il tecnico degli Spoletini ci confessa, in effetti, di aver avuto:

“Lo dicevo scherzando prima della finale, ho sempre avuto la sensazione che Moreno sarebbe stato fondamentale per la finalissima, perché alla fine dei conti: i giocatori di qualità si vedono nei momenti topici e io in lui ho sempre creduto; anche se avvertivo qualche dubbio dall’ambiente per una stagione regolare che posso definire per lui molto sfortunata: lesione al bicipite femorale alla prima gara ufficiale e ginocchio di quell’arto che ne ha risentito durante l’anno. Forse i più giovani non ricordano il vero Moreno Agostini, ma io l’ho conosciuto e sapevo che sarebbe stato importante durante tutta la stagione e nei momenti decisivi, così prima della finale mi dicevo che ci sarebbe stato da ridere se proprio lui avesse segnato il goal della promozione, così è stato.”

In effetti Moreno Agostini Sabato è stato il primo cambio voluto da Cavalli, in una prospettiva iper-offensiva, che aveva visto già l’espulsione di Colarieti e perdeva in quel momento anche Currieri, per l’ingresso del classe ’91.

Il Mister biancorosso ci ha spiegato così quella scelta, ampliando il discorso sul rapporto con la fortuna di quest’anno e specificando quanto questa promozione sia frutto di una società presente nonostante alcune difficoltà, ma soprattutto di una squadra composta da giocatori che hanno meritato questo risultato e che reputa i veri fautori e protagonisti della cavalcata spoletina verso l’Eccellenza.

“Non volevo arrivare ai supplementari. Credo che abbiate apprezzato, da persone che capiscono di calcio, quali io vi reputo, il coraggio di un allenatore che si gioca l’ultima mezz’ora in 10, cercando di chiuderla nei 90 minuti, visto il doppio risultato utile del Foligno nell’arco dei 120, Alla fine ha pagato, certo, nel Playoff ci vuole anche un pizzico di fortuna, ma ci ha un po’ ricompensato delle avventure rocambolesche accadute nell’anno; come dicevo gli infortuni, ma anche la questione dello Stadio non è stata facile da superare, perché abbiamo giocato su 4 campi quest’anno e quando non hai più una “casa” i riferimenti cambiano, non sono alibi, ma vi assicuro che non è facile. Sotto questo punto di vista è stata maestra la società che in relazione alle sue possibilità non ci ha fatto mancare niente e che vorrei ringraziare; facendo in particolare i complimenti ad Alberto Del Frate con cui ho condiviso tutto dalla programmazione iniziale alla vittoria finale, così come al Presidente Montesi e alla figura di Stefano Proietti Costa, che sono stati presenti e a fianco alla squadra per tutta la stagione. Infine, per concludere i ringraziamenti, non posso che rivolgermi allo staff tecnico e a Roberto Paciotto, ma soprattutto ai miei giocatori, loro hanno portato a tutto ciò e se c’è qualcuno che va ringraziato per la promozione in Eccellenza sono sicuramente loro, dal primo all’ultimo: sono andati oltre ogni situazione che poteva essere un limite ed oltre ogni scoraggiamento, credendoci fino alla fine, sono contento che abbiano ottenuto quello che hanno dimostrato di meritare tutto l’anno.”

L’1-0 contro il Foligno al Blasone è stata poi a livello personale per il tecnico ternano, la terza vittoria su quattro incontri contro i “cugini”, quarto incontro che invece si è risolto con un pareggio, che col senno di poi rappresenta l’unica partita del girone di ritorno del Foligno, non vinta dai ragazzi di mister Michele Proietti, perciò ne aumenta di certo il valore. Sul suo status di “bestia nera dei falchetti” (a cui si aggiunge la succitata vittoria in Eccellenza del 18/19) l’allenatore dei biancorossi ha risposto ribadendo la forza dell’avversario che gratifica ancor di più la vittoria dei suoi; stuzzicato poi da noi, su una sua possibile preferenza del Foligno piuttosto che del San Venanzo, come avversaria nella finale, in vista del suo score: Cavalli ci ha detto:

“Le avversarie ci avrebbero presentato due difficoltà diverse: San Venanzo sarebbe stata dura dal punto di vista ambientale ed è una squadra più esperta, quando ho visto che era il Foligno, sapevo che il manto del Blasone ci avrebbe potuto aiutare perché siamo una squadra tecnica, ma non dimentichiamoci che il Foligno veniva da 14 vittorie su 15 partite nel girone di ritorno; quindi le difficoltà sarebbero state diverse ma importanti a prescindere dall’avversario; io tutto sommato, credo che ce la saremmo giocata in qualsiasi caso, certo, riempie d’orgoglio aver vinto 3 volte questo derby per lo Spoleto di cui due al Blasone dopo tanto tempo”

E l’orgoglio lo si comprende quando il mister, per concludere, ci racconta il suo rapporto con la città della sua squadra, una questione di radici, che lo hanno sempre portato a definirla “una seconda casa” e che al triplice fischio del direttore di gara ha mosso dentro di lui un’emozione del tutto particolare:

“Io ho origini spoletine mia madre è di Spoleto e i miei nonni erano spoletini, credo riusciate ad intuire quanto sia emozionante e importante per me, che ho vissuto la mia infanzia qui, parte della mia adolescenza, ho dei bellissimi ricordi affettivi con i miei nonni, quindi per me è come se avessi vinto per la squadra della mia cittài; poi l’emozione arriva anche dalle difficoltà di un anno intero, che grazie ai giocatori che mi hanno seguito, sono diventate la forza per lasciare il segno in una squadra e una città molto importanti per me come Spoleto”

Infine, prima di chiudere la conversazione, non potevamo che chiedergli se dopo la panchina del 2018/19, il prossimo anno sarà nuovamente l’allenatore dello Spoleto nell’Eccellenza 2025/26 La risposta?

“La volontà c’é da entrambe le parti, per me sarebbe un onore per quanto vi ho detto fin’ora; sicuramente non sarà un anno facile, almeno agli inizi mi aspetto delle difficoltà, magari a livello di risultati; l’importante è che l’ambiente resti unito e propositivo, non per me, per lo Spoleto, per i giocatori, che comunque leggono i siti i giornali, ascoltano i commenti, è importante che ci sia unione d’intenti per riportare lo Spoleto nelle categorie, che per storia e importanza, merita.”

Un Cavalli a 360 gradi quello che abbiamo avuto il piacere di intervistare, che invita alla creazione di un ambiente fiducioso e attaccato all’amore per lo Spoleto, quello che lui ha provato e ricevuto da Spoleto nei momenti di grande emozione e che ha aiutato i suoi ragazzi, di cui ha ribadito più volte l’orgoglio e il ruolo imprescindibile per il raggiungimento dell’obiettivo finale, a centrare quella che per lui è una vera e propria “impresa sportiva”.