SPOLETO (di Daniele Minni) – La bufera che sta travolgendo la ginnastica ritmica sta degenerando. Il ciclone mediatico continua regolarmente a gettare fango contro questa affascinante disciplina sportiva, che ha regalato tanta gloria e tanti successi all’Italia. “Gettare fango”, si perché in tanti casi servizi tv o articoli di giornale con le relative interviste delle ginnaste vittime di maltrattamenti, parlano genericamente di “ginnastica ritmica”, nessun riferimento specifico a società sportive o allenatori/allenatrici, che hanno messo in atto comportamenti scorretti.

Comportamenti scorretti assolutamente da reprimere e condannare, su questo non c’è dubbio, ma prima di puntare il dito contro la ginnastica ritmica e sottoporla ad una gogna mediatica senza uguali nella storia dello sport italiano, sarebbe il caso di attivare tutte le verifiche possibili per capire se le accuse sono fondate e se le dichiarazioni di tante ginnaste sono veritiere, soprattutto perché molte delle ragazze che hanno “vuotato il sacco” sono minorenni.

Il TG di una rete nazionale che da una settimana segue la vicenda riporta il caso di una 13enne che parla di anoressia perché per praticare questo sport sarebbe dovuta essere uno stecchino come avrebbero detto le istruttrici. La giornalista intervista le responsabili dell’associazione “Change the games” di Monza, che in questi giorni starebbe ricevendo centinaia di segnalazioni di atlete da tutta Italia: “La mia insegnante mi picchiava e così sono cresciuta con l’idea che punirmi fisicamente fosse il modo per migliorarmi”. In un tema presentato in classe dal titolo “quella volta che…” una studente ginnasta scrive: “Durante l’esercizio continua ad urlare di tutto e di più, comincia a chiamarmi in tutti i modi, maiale, porchetta, ippopotamo…”

È chiaro che si tratta di accuse pesanti, ma è altrettanto evidente che tutto è decontestualizzato. Quali prove ci son che l’anoressia della giovane atleta sia dovuta alla ginnastica ritmica e il tema in classe perché non può essere frutto di fantasia? In questo modo, generalizzando, non si puniscono coloro che hanno commesso veri e propri reati penali si danneggia involontariamente solo la ginnastica.

Fortunatamente però in questo mondo c’è anche chi opera in maniera corretta e senza diete, soprusi, violenze e vessazioni ha raggiunto risultati di altissimo livell. È il caso de La Fenice Spoleto, che negli ultimi tre quadrienni olimpici ha “fornito” alla squadra nazionale delle Farfalle ben due atlete, prima la italo-rumena Andreaa Stefanescu, bronzo a Londra 2012, poi Agnese Duranti, bronzo a Tokyo 2020 e attualmente ginnasta della squadra che si prepara al centro federale di Desio per Parigi 2023.

La società umbra deve i propri successi alla tecnica federale, giudice internazionale Laura Bocchini (nella fot con Andreaa ed Agnese), insegnate di educazione fisica che da oltre 30 anni si dedica con passione a questa disciplina insieme alle collaboratrici Ivelina Taleva ex ginnasta della nazionale bulgara e Alessia Leonardi ex ginnasta spoletina.

In un’intervista al quotidiano La Nazione a Cura di Daniele Minni, Laura Bocchini racconta la ginnastica ritmica quella vera:

“Per praticare sport ad alto livello serve determinazione e sacrificio, ma queste cose le atlete le sanno benissimo. Il compito di una tecnica è anche quello di capire se una ginnasta ha il carattere per praticare sport ad alto livello. Alla base di tutto c’è sempre un rapporto umano perché si tratta di bambine. Da quanto mi risulta le nostre ginnaste della squadra nazionale Andreaa e Agnese non hanno mai avuto particolari problemi.

Con questo non voglio dire che non possono esserci casi (che però voglio definire “particolari”) di tecnici non formati o preparati a dovere che adottano metodologie di allenamento inesatte o addirittura società che spingono le atlete al risultato a qualunque costo.

Dieta?
Noi abbiamo sempre consigliato alle nostre ginnaste di seguire una alimentazione equilibrata, nella nostra squadra non abbiamo la figura del nutrizionista. Se c’è chi ha pensato di rivolgersi ad un professionista dell’alimentazione, lo ha fatto autonomamente. Non abbiamo la bilancia in palestra ne tantomeno abbiamo mia umiliato un’atleta perché era in sovrappeso”.

In questo momento però la voce di chi fa la vera ginnastica ritmica è coperta dalla bufera mediatica, ma a tutelare questo affascinate sport deve essere la federazione che oltre a fare quanto prima chiarezza sugli specifici episodi, dovrebbe anche vigilare sul processo mediatico per evitare che la situazione degeneri.











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