VALLEUMBRA – Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri la lettera integrale, inviata da un papà al Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Paolo pone alcuni interrogativi al Ministro in seguito alle recenti disposizioni governative che limitano l’attività agonistica dei giovani calciatori, ma più in generale dei giovani sportivi. Siamo tutti a rischio contagio, grandi e piccoli, ma non si può privare i giovani di un momento importante come quello agonistico.

 

“Preg. On. Ministro dello Sport

Vincenzo Spadafora

Mi presento mi chiamo Paolo Martellini, dipendente pubblico, insegnante di Educazione Fisica, Maestro nazionale di tennis, ex dirigente federale della lega nazionale dilettanti FIGC regione dell’Umbria.

Mi permetto di scriverLe questa missiva poiché ho avuto modo di apprezzare il suo operato di Ministro dello Sport e ho fiducia nella Sua persona.

Sono padre di tre figli che da sempre hanno svolto e ad oggi svolgono attività sportiva agonistica, del resto non poteva essere altrimenti.

Mio figlio Niccolò gioca a Spoleto nella squadra della Ducato calcio e milita nel gruppo Under 15 regionale.

Ad oggi, ancora, dopo l’uscita del nuovo DPCM non riesco a comprendere le ragioni per cui i ragazzi dell’attività di base, pur continuando ad allenarsi in modo individuale, non possano svolgere gare o competizioni, mentre il calcio dilettantistico degli adulti continua regolarmente i propri campionati.

Non riesco a comprendere quale è la differenza di contagio tra un adolescente e una persona adulta? Quale è il rischio che corre un ragazzo facendo una gara e quale è il rischio che non corre una persona adulta?

Non vorrei che per l’ennesima volta si voglia colpire le fasce più deboli che poi diventeranno il nostro futuro. Non possiamo negare la voglia di gioire, di sognare,di vincere  o perdere ad un ragazzo,  a mio avviso un giovane ha diritto almeno quanto un adulto a gareggiare,senza competizione non ha senso lo sport.

Vede Onorevole Ministro sono convinto che per debellare questo maledetto virus è necessario che ognuno di noi rinunci a qualcosa, e in questa fase pandemica non ci sono cittadini di serie A o di serie B, almeno mi permetta di dire che stavolta non si è salvato lo sport dilettantistico.

Da uomo di sport, da uomo delle istituzioni,da padre soprattutto,spero che comprenda le immense difficoltà che ho a spiegare a mio figlio la situazione attuale, sopratutto le ragioni per le quali gli adulti possano  competere e i ragazzi no.

Non ho alcun dubbio che lei stia facendo l’impossibile, giorno e notte, per lo Sport.

La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che vorrà rivolgermi”.

 

 

 











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